Su Internet ci sono molti siti web e forum che pubblicano opinioni e recensioni sulle monete digitali cercando di tenere alla larga le truffe e di tutelare gli acquirenti o gli investitori nel settore dell’economia digitale (criptovalute, criptomonete, Bitcoin legali, eccetere). Opinioni e recensioni di una truffa in criptomonete sono a volte scontate, altre volte, invece, leggiamo sul web delle vere e proprie delusioni pubblicata da parte di chi si dice essere un prestigioso organismo di vigilanza (Aduc.it, o Consob, per dirne alcuni) ed invece ospita commenti ed informazioni superficiali bollando come “sola” o “truffa” una iniziativa di carattere tecnologico ed economico. Non a caso, negli ultimi Forum di Economia svolti quest’anno sia in Italia che all’Estero si è convenuto di ristrutturare gli organismi di vigilanza e dettare nuove regole dell’Antitrust soprattutto in merito alle attività di “cryptotrading”.

Soprattutto nel campo della tecnologia blockchain e delle criptovalute esistono ormai numerose soluzioni di acquisto e di partecipazione al progetto economico che esulano le condizioni dettate dalle piattaforme di “exchange” e dal borsellino delle criptovalute. Se chiunque entri nel settore dell’economia digitale senza effettuare azioni di “mining” viene bollato come truffatore, beh, significa che l’utenza ha ancora molto da imparare e che i reati di diffamazione a mezzo Internet continuano a diffondersi a macchia d’olio. Non è legale una moneta che dice di essere tale e poi non è scambiabile nè con le valute classiche nè con le criptovalute riconosciute e “legali” (segnaliamo, di recente, che le criptovalute più performanti dell’estate 2018 sono EOS, Bytecoin, Stellar, Redcoin, Dogecoin), mentre, al tempo stesso, è legale pubblicare una piattaforma peer-to-peer per accedere a servizi di gestione della blockchain e alla compravendita di “tools” per le criptovalute. A dire che i redditi dalle operazioni finanziarie di tipo “cryptotrading” non sono una truffa è addirittura l’Agenzia delle Entrate, che infatti si è sentita legittimata a tassare gli utili provenienti dagli investimenti sui Bitcoin, trattandoli come se fosse una valuta straniera. Insomma, non esiste un albo di criptovalute legali e non, così come non esiste una blacklist delle truffe o dei truffatori che operano nel settore. Se dietro una moneta digitale o una piattaforma per il “cryptotrading” ci sono le condizioni per operare nel mercato delle criptovalute è molto probabile che quel sito non sia una truffa. L’utente deve anche verificare se il sito web è gestito da una società di capitali e se ci sia qualcuno che ci abbia “messo il volto”. Difficile, infatti, operare illegalmente (con catene di sant’Antonio o schemi Ponzi ) costituendo società di capitali, persone giuridiche ed uffici di lavoro sapendo che si sta commettendo qualcosa di illecito. Per capire meglio il problema delle truffe che trapelano tra opinioni e recensioni varie, vi parliamo del “caso” DT Network. Ideato dall’imprenditore romano Daniele Marinelli, DT Network è un circuito di servizi che ruotano intorno alla criptovaluta denominata DTCOIN. Quest’ultima viene già utilizzata da 450.000 persone in 139 Paesi del mondo. In giro ci sono quasi 3.200.000 DTCOIN e gli utenti possono utilizzare l’applicazione DTCOIN e accedere alla tecnologia del Forced Market Cap (DTCOIN FMC) per vendere i propri DTCOIN attraverso una logica di incremento “forzato” del prezzo. Sul sito web DTCOIN è possibile consultare una timeline di questo progetto di economia digitale: quest’autunno vedranno la luce la fondazione DT Foundation e DT Wallet, nel 2019 l’azienda prevede il lancio di DTCASH, DT Live e della quotazione sul primo exchange. Nel 2010 nasceranno DT Shop e DT Advertising. Sul sito web si legge anche di una carta Visa o Mastercard DTCOIN, in arrivo per connettersi con il mercato tradizionale.

Di fatto, DTCOIN nasce nel 2017 e viene presentato in Africa, Asia e India come progetto di economia digitale al quale aderiscono subito 200.000 persone tra marzo e settembre dello stesso anno. In quel periodo, vengono pubblicate diverse false recensioni che bollano DTCOIN come una truffa o il classico “Schema Ponzi” dal quale stare alla larga. Motivo di queste opinioni e recensioni DTCOIN è la frenetica corsa alla bolla di speculazione del Bitcoin. Nel 2017, infatti, la grossa attenzione mediatica del Bitcoin ha fatto sì che istituti di vigilanza, forum, blogger e giornalisti iniziassero ad analizzare il mercato e ad etichettare come “truffa” tutto ciò che, pur trovandosi nei primi mesi di vita, non è “minabile” o scambiabile con un “vero Bitcoin”. Leggendo la storia dell’azienda ideata da Daniele Marinelli per DTCOIN, che ad oggi ha già effettuato numerosi investimenti nel mercato dell’informatica e delle consulenze (in Italia e all’estero), ci si ritrova davanti una vera e propria storia di danneggiamento di un’azienda attraverso la diffusione incontrollata di fake news, recensioni negative ed informazioni inopportune su prezzo, costi e info varie DTCOIN. Definiti “peracottari di professione” da parte di diffamatori anonimi sul web, gli imprenditori che si celano dietro DTCOIN si sono rimboccati le maniche ed hanno costituito società di servizi ed attivato una grossa rete di collaborazioni professionale, raggiungendo un importante traguardo: l’ingresso della loro moneta digitale nel mercato tradizionale in Italia. Lo dimostra il video pubblicato poche settimane fa su Facebook all’interno del quale si vede un distributore di benzina italiano ricevere un pagamento in DTCOIN da parte di un automobilista.