L’ex parlamentare  vastese del Pd, Maria Amato, è intervenuta sulla questione ospedale, affermando che “gli accordi di confine sono una cosa seria, che implicano responsabilità e risorse”, non una guerra tra poveri.

Le parole di Maria Amato

Maria Amato, ex parlamentare vastese del Pd, interrogata in questi giorni in merito a quanto sta accadendo all’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, ha affermato: “La gente di montagna merita rispetto per prima cosa con strade percorribili. Per il resto, se la Regione ha deciso che Agnone con il suo ospedale è nella rete ospedaliera, nella struttura tutto deve essere efficiente, Tac compresa. La radiologia senza Tac è superata da tempo. Non credo che gli ospedali di area svantaggiata, così come sono normati siano una risposta sicura proprio perché non vengono definiti gli standard minimi, non c’è nell’elenco delle figure mediche un responsabile della struttura, uno che si confronta con la direzione sulle scelte e sul budget, e non c’è obbligatoriamente un rianimatore h24. Senza standard minimi in caso di necessità si vanno a prendere nell’ospedale di area svantaggiata le risorse umane e le tecnologie che servono all’ospedale di riferimento per cui invece la legge prevede gli standard minimi, la storia dell’intensificatore di brillanza è la sintesi di quello che ho detto. Per Agnone ci vuole la struttura ospedaliera che c’è come area svantaggiata più il rianimatore h24. E ci vuole una Regione e una direzione aziendale che ci creda, inoltre, per posizione e tradizione di assistenza dovrebbe essere parte degli accordi di confine. Le mezze soluzioni, quelle discrezionali durano il tempo di una campagna elettorale“.

La scelta della turnazione dovrebbe essere frutto di un accordo tra professionisti e azienda”

Il medico radiologo, che in passato ha cercato di perorare a Roma la causa della struttura di frontiera tra Molise e Abruzzo, al quesito se un professionista può rifiutare la sede di destinazione, ha replicato: “Ormai non si fanno più i concorsi con destinazione specifica, si fanno per Asl e qualche volta con l’accordo tra le aziende ad attingere ad una graduatoria comune, il medico può rifiutare quella destinazione proposta, ovviamente decadendo dalla graduatoria, o quella destinazione o niente, seguendo criteri trasparenti che associno alla scelta della destinazione. Come si fa ad ovviare il problema? Non senza difficoltà in altre Regioni con una organizzazione dipartimentale vera, assegnando risorse sufficienti e non sempre risicate al centro di riferimento, facendo ruotare i medici nei centri più periferici, con un accordo anche sulla premialità, che aiuti a superare la resistenza dei medici stessi di andare a lavorare in un ospedale distante. La scelta della turnazione più che con ordini di servizio dovrebbe essere frutto di un accordo tra professionisti e azienda, nell’ottica della organizzazione dipartimentale“.

Gli accordi di confine

Amato si è espressa anche in merito agli accordi di confine, che ha contribuito a scrivere, affermando: “Non sono a conoscenza dei risultati sempre affidati a comunicazioni a mezzo stampa e non sempre congruenti. Guardando al confine tra Abruzzo e Molise con buon senso si potrebbe individuare più di una sinergia, sia sulla costa tra Vasto e Termoli, sia nelle aree interne, nell’emergenza come nelle specialistiche. Gli accordi di confine sono una cosa seria, che implicano responsabilità e risorse, oltre che una visione comune delle politiche sanitarie. Insomma non una guerra tra poveri, come si stava trasformando la questione Emodinamica, piuttosto, esse con nuove tecnologie e con la telemedicina, possono essere una risposta alle necessità del nostro territorio”.