‘Quota 100’: ad essere maggiormente colpi sono i settori scuola e sanità

La misura di prepensionamento voluta dalla Lega, ‘quota 100’, colpisce soprattutto la scuola e la sanità.

La situazione in ambito scolastico

Di fatto, i docenti uscenti sono 31mila e, qualora tutte le domande dovessero essere accolte, ci sarebbe la bellezza di ben 140mila cattedre vuote.

Il dossier pubblicato lunedì dal Sole 24 Ore, ha messo in evidenza che la colpa non è da attribuire completamente a ‘quota 100’, in quanto delle 31mila richieste, 15mila rispondono ai requisiti ordinari e 16mila a quelli del ‘decretone’.

A risentirne maggiormente saranno Lombardia, Veneto e Piemonte e sempre per le medesime materie: matematica, italiano, sostegno ed inglese.

A dicembre, le domande di pensionamento nella scuola erano 75, ma con ‘quota 100’ sono diventate ben 93. Per quanto riguarda, invece, il personale Ata, a dicembre avevano fatto domanda di ritiro in 25, mentre a febbraio si è arrivati a 28.

Il settore della sanità

Tuttavia, la situazione risulta più preoccupante nel settore della sanità, in quanto senza infermieri e medici sarà decisamente difficile, per non dire impossibile, offrire livelli sufficienti di assistenza e di accesso alle cure.

Di fatto, è stato stimato che andranno in pensione 52.500 medici entro il 2025, ovvero il 50% degli attuali specialisti attivi. In particolare si parla di un gap di 4.180 medici di emergenza-urgenza, 3.323 pediatri, 1.828 internisti, 1.395 anestesisti e 1.278 chirurghi.

Estremamente allarmante è la situazione in Molise. In tale regione, infatti, il piano di rientro condiziona le assunzioni a rigidi vincoli di bilancio. Per tanto, anche volendo, non sarebbe possibile andare a colmare tutti i vuoti di un organico che è già in forte sofferenza. Non sembra nemmeno risolutivo l’ampliamento del numero chiuso a 12mila accesi per la facoltà di Medicina.

La necessità di superare la paralisi del sistema post laurea

Il ministro della salute Giulia Grillo sta lavorando alacremente per accorciare i tempi ed ha inviato una circolare alle Regioni, al fine di richiedere l’allineamento delle prove di selezione a quanto previsto dalla normativa. Infatti, ha spiegato che: “Nella legge di Bilancio abbiamo ufficialmente aperto i concorsi agli specializzandi iscritti agli ultimi anni di corso. Dobbiamo aiutare con misure concrete i neolaureati in Medicina per superare la paralisi del sistema post laurea“.

Tuttavia, sono diversi anni che l’allarme è stato lanciato dalle sigle di settore, tra le quali emerge Anaao Assomed, ma vanno ricordati anche i sindacati e le associazioni come Federspecializzandi, il Segretariato italiano Giovani medici e l’associazione Liberi specializzandi. Tali realtà hanno ricordato che il gap tra i 6.934 posti messi a bando dal Miur per le 50 scuole di specialità ed i circa 16mila laureati, che negli anni si sono accumulati per la programmazione al ribasso dei contratti, per l’aumento degli accessi a numero chiuso a Medicina e per i circa 10mila ricorsisti al Tar.

Obiettivo: ridurre il deficit di specialisti nell’immediato futuro

Di fatto, come ha tenuto a sottolineare il segretario nazionale di Anaao Assomed, Carlo Palermo: “Anche l’incremento di 900 contratti dal 2019, previsto nella legge di Bilancio, è insufficiente per ridurre il deficit di specialisti nell’immediato futuro“.

Ed ha aggiunto: “I posti per la formazione specialistica dei medici dovrebbero essere determinati dalle reali necessità assistenziali, tenendo conto anche dei pensionamenti, assicurando un’armonizzazione tra posti nei corsi e posti nel corso di specializzazione”.

Tuttavia, la possibilità di un via libera alle assunzioni è saltata anche con il decreto Semplificazioni. Non resta, quindi, che aspettare il nuovo Patto per la Salute.

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