Giovedì l’udienza di Appello a porte chiuse in cui Giada Vitale ha dovuto raccontare nuovamente il suo terribile calvario. Secondo i legali del sacerdote la ragazza si sarebbe contraddetta durante la testimonianza. Il 16 marzo la sentenza.

“Mi aspetto che venga fatta giustizia”

Ai giornalisti presenti al termine dell’udienza, Giada Vitale ha tenuto a precisare: “Ho raccontato i fatti, ho detto solo la verità, mi aspetto che venga fatta giustizia“. Parole forti che pesano come dei macigni, ma che qualcuno ancora mette in discussione.

Davanti al collegio giudicante presieduto da Vincenzo Pupilella, la ragazza, per ben due ore, ha dovuto ripercorre ancora una volta quel terribile capitolo della sua esistenza, che vorrebbe lasciarsi alle spalle, ma non prima di aver ottenuto giustizia. Infatti, anche in Appello la giovane ha confermato ai magistrati di aver subito abusi e violenze fisiche da don Marino Genova, l’ex parroco di Portocannone, prima che compisse 14 anni.

Le parole del legale della vittima

L’avvocato di Giada Vitale, Giuseppe D’Urbano, ha affermato: “Il merito del processo è chiaro e Giada oggi l’ha chiarito ulteriormente, è emersa la testimonianza di una persona che ha raccontato la sua esperienza e ciò che le è realmente accaduto. Nonostante l’emotività insita in una vicenda così particolare, lei ha raccontato con estrema precisione i fatti, senza mai cadere in contraddizione con le dichiarazioni del primo grado“.

Assente all’udienza don Marino

Don Marino, che è stato condannato in primo grado, il 3 ottobre 2017, a 6 anni di reclusione per atti sessuali su minore, non si è presentato all’udienza di Appello.

La vicenda, che ha come protagonista Giada Vitale, risale al 2009. All’epoca il parroco, anche tutore della ragazza, che aveva da poco perso il padre, avrebbe ripetutamente abusato di lei in diverse occasioni, fino al 2012, quando la giovane ha trovato il coraggio di sporgere denuncia.

Per quanto riguarda, invece, l’altro filone del processo, ovvero quello relativo alle violenze sessuali dai 14 ai 17 anni, si è concluso, sfortunatamente, con l’archiviazione.

Taormina: “C’è stato un approfondimento degli elementi acquisiti in primo grado”

All’udienza, che si è tenuta giovedì scorso a porte chiuse, si sono presentati i legali dell’accusato, il noto penalista Carlo Taormina, che ha seguito alcuni dei casi più celebri della storia giuridica italiana, come il delitto di Cogne, Tangentopoli e la strage di Ustica, e l’avvocato Ciro Intino, che hanno interrogato la giovane, chiedendole dei chiarimenti in merito alla terribile vicenda.

Taormina, alla fine dell’udienza ha fatto sapere che: “C’è stato un approfondimento ulteriore rispetto agli elementi già acquisiti in primo grado. Noi siamo fortemente critici sulla possibilità che siano avvenute le cose così come indicate, e la testimonianza di oggi ha confermato l’esattezza della nostra diagnosi“.

Ed Intino ha aggiunto: “La ragazza ha riproposto varie cose già affermate in sede di dibattimento, introducendo ulteriori elementi di contraddizione, per cui abbiamo chiesto dei chiarimenti e delle precisazioni”.

La prossima udienza è prevista per il 16 maggio e, in quella occasione, i giudici dovranno mettere un punto definitivo alla vicenda: confermare la condanna a sei anni di reclusione o ribaltare il verdetto.